Chirurgia degli Accessi Vascolari
Per consentire l'inizio del trattamento dialitico è necessario disporre di un accesso vascolare, ossia il sito per prelevare e restituire il sangue trattato con la dialisi. Secondo le linee guida internazionali, la fistola artero-venosa (FAV) è certamente il gold standard, ossia la prima scelta in termini di qualità e sicurezza.
Le fistole artero-venose consistono nella giunzione di un'arteria con una vena, così che la spinta del sangue arterioso faccia aumentare di circa tre volte il diametro iniziale della vena. In questo modo, la vena stessa potrà essere punta agevolmente per il trattamento dialitico.
Esistono svariate tipologie di fistole artero-venose, sia con vasi nativi che con graft, ossia con vasi artificiali biocompatibili che collegano arterie e vene.
Un'altra tipologia di accesso vascolare consiste nei CVC (cateteri venosi centrali), ossia tubicini di materiale biocompatibile la cui punta viene posizionata per via percutanea in un vaso venoso centrale (vena cava, atrio destro, etc…) e la cui estremità controlaterale fuoriesce sul petto o sulla coscia (più frequentemente).
Questo tipo di accesso vascolare è però riservato solo ai pazienti che non presentano un patrimonio vascolare idoneo al confezionamento di una fistola artero-venosa. Esistono CVC temporanei che vengono adottati solo in caso di emergenza/urgenza, e i CVC a lunga permanenza che possono potenzialmente durare anni.
Indispensabile il costante monitoraggio clinico e strumentale degli accessi vascolari, sia da parte del paziente stesso che dal personale medico e infermieristico.